12 agosto, 2009

da PROTOCOLLO NARCRON, di vitobenicio zingales. VILLA RUINA, Roma, quarta puntata.

10 ottobre 2011, Villa Ruina, Roma.

L'anticamera non fu lunga. dalla pendola vibrarono solo pochi istanti che in quell'oscillare parvero frantumarsi più dell'inseguirsi del filo nel senso di quel moto.
l'autista, uno tra i suoi più amati fratelli, avrebbe atteso forse più a lungo di quanto invece era stato previsto nel frattempo dai due, ma certamente molto meno di quanto una mente poco avvezza al ragionamento avesse potuto supporre dal senso di quel moto. d'altronde era da tempo abituato a quelle lunghe attese fuori dalle mure di un tempio o dalle colonne di un'officina o dal tramare di un concistorio. come sempre avrebbe trasformato il significato dell'attesa nel consueto, diligente cammino verso l'opus... la grande opera. lasciato il gran maestro tra le austere colonne dell'ingresso, adagiò la mercedes all'ombra di due giganteschi ficus. e attese divorando le ultime pagine di "Cristo e la Confraternita del Graal." questo era il suo trentesimo anno nell'istituzione e della sua rispettabile loggia, a più riprese, fu maestro venerabile. riconosceva al gran maestro il merito d'aver operato la delicatissima opera di sublime transizione. "a lui si deve il grande passaggio!", amava ripetere ai fratelli di loggia, "per lui è da intendersi il compiersi dell'opera". avrebbe aspettato certamente più di quanto il suo fisico avrebbe potuto umanamente concedere, ma dell'attesa ne avrebbe fatto il suo vincolo assoluto.
l'antistudio della villa era più di una sala d'aspetto. le tele del '500 alle pareti irradiavano antiche eco, prodigando fra gli spazi quella illuminata sollenità tipica delle ville romane del rinascimento. i palchi della piccola biblioteca contenevano preziosissimi volumi, alcuni dei quali, perfettamente restaurati ed efficientemente conservati, inneggiavano, in lingua latina, a vincitori di battaglie per il potere papale del tempo. ma su tutte era un'ansola in oro massiccio a cui restava appiccicato il poderoso battaglio di un' enorme campana lustrata con le tessere del più munificente dei lapislazzuli. dalla torciera sul sofà irradiava una tenue luce che, rimbalzando faticosamente tra gli angoli della sala, spingeva a disegnare penombre più che vivido chiarore.
quando il gigantesco segretario del cardinale spalancò la porta, i suoi pensieri tentavano ancora congiungersi con i flutti di quegli spiriti elementari sospesi sulla fiamma del doppiere.

"prego... si accomodi!"

nella voce del pretoriano intuì una specie di turbine violento che, balzando dalle corde vocali fece come spazzare gli intendimenti del moto sul disentegrarsi di quegli istanti fra la pendola e le invisibili diagonali dell'universo. dall'invito di quello gli parve levare una di quelle perennità tanto care a nerone e se da una parte ai suoi occhi gli venne concesso di guardare una soglia, dall'altra i suoi occhi gli consentirono di registrare al di sopra del cranio del gigante i colori di "quelle tumescenti perennità".
il gran maestro lasciò, nell'essenza del fuoco che propagava fin là dalle epoche della fiamma, il proprio sorriso ed evitato il ritorsivo ghigno del segretario, penetrò nell'enorme studio del più potente tra i prelati di roma. alle sue spalle il battere della porta fu grandiosamente imponente, ma quella sinistra possanza non riuscì a sfiorare neppure uno dei pensieri che in quell'istante sospendevano vivi più che mai nella propria mente.

"caro maestro, benvenuto nella mia casa... "
"che Dio voglia accoglierci nella sua luce!"
"ma prego, si metta comodo."

il gran maestro prese una delle due savonarola ai piedi del maestoso tavolo del prete. la specchiera a piombo sul cassettone alle spalle del cardinale preparava forse a cogliere dell'evento le connessioni più improbabili e le manifestazioni di un sentire e di un volere così strettamente legate ad un vivo e più che spregiudicato pensare.

"certamente vi sarete posto dell domande... come anch'io avrei fatto se l'invito fosse giunto da voi..."
"non vi pongo domande al riguardo, se è per il bene di tutti sarebbe oltremodo irriguardoso il solo pensare di porle."
"la vostra schiettezza come il vostro buon senso sono proverbiali anche qui da noi, ma la natura dell'incontro, spero ne conveniate, affonda le sue radici, nella natura di più grandi attese. come voi anch'io rappresento una grande istituzione e come la vostra anche la mia organizzazione vive di questi tempi nella speranza che ai propri aneliti si risponda con quella dovuta attenzione per la quale fin qui si è edificato. risulterebbe dalla storia che la scienza muratoria e la scienza dello spirito, o antroposofia come taluni preferiscono definirla, abbiano ordito connettere il proprio tessere e che da quella trama sia nata, così si legge dalla storia, una conoscenza occulta che, omettendo le più estreme, ma seppur ragionate delle critiche, aspirerebbe donare all'uomo le verità sull'Io, sul cosmo e addirittura su Dio.non vi nascondo che l'osare pensarlo ha posto la mia mente su una di quelle vertigini che lastoria prima di un disastro ha già osato ascendere.Ma aldilà delle mie personali sensazioni sul senso di certe altezze, qui è d'altro che la storia intenderebbe affrontare..."

gli occhi del prete si colmarono di quel torvo che nelle pupille dei serpi talvolta incontra anche il più prudente dei pastori. più in basso, dalle sponde degli zigomi, il pallore illividì fin l'ansa del collo, dove le imperiose vene gonfiarono di quei flutti che l'avido nell'esperienza della vita conosce ancor meglio di quell'egoista che per il vivere di certe brame rinuncerebbe al senso solingo di quell'esperienza. il gran maestro parve riconoscere quel livore ed imperturbabile fece fare al silenzio più di quanto avrebbero potuto fare le parole in quella circostanza. chiuse e riaprì le paalpebre lentamente accennando ad un sorriso che per la luce radiante colmò quel fumigare sprezzante.

"e ciò che la storia oggi intende affronare altro non è che la storia posta davanti un'infamante menzogna. in noi è un grande dovere: ristabilire quell'originario ordine. per il bene del mondo... per allontanare dall'umanità le strisciante trame della bestia. talune verità, credetemi, originano dalle complessità più oscure e talvolta, per le illusioni salvifiche che esse malvagiamnte recano, giungono a disorientare anche il più illuminato fra i sapienti. Dio c'impone di spezzare tale proditorio ordire."
"se le vostre necessità rispondono a superiori urgenze, perchè convocare me che di quelle cosmiche gerarchie ne intuisco soltanto un breve fluttuo di luce?"
"badate caro maestro... della vostra semplicità ne ammiro la forza e la sintesi, ma il doverla impiegare per sfuggire alle responsabilità che oggi la storia impone, irriterebbe perfino il più saggio fra i vecchi..."
"perdonerete la mia insolenza, ma se la storia possedesse i vostri occhi e la menzogna le vostre orecchie, verso quali pericolosi orizzonti impatterebbe l'uomo? più di una volta la storia ha tramandato sulla natura di una menzogna. vogliate prendere ad esempio la menzogna di Gesù al tempo di Cristo: la parola di "essi" fu esplorata, tra le mura di un tempio, con orecchie ed occhi ben più spalancati di quanto non fossero poi stati dall'Evento del Golgota ai giorni nostri. ma oggi qui si è dichiarata la natura di certi avidi ciechi e di taluni ipocriti sordi. è vero, come la mia, la vostra è una grande istituzione, ma verso quale umanità la "compagnia" aspira ascendere?"
"l'umanità dei Vangeli è il nostro orizzonte..."
"se è verso quella che il vostro anelito tende, perchè e cosa temere?"
"il Figlio dell'Uomo non ha nulla da temere: sopra di Lui è il Padre Iddio, sotto di Lui è la schiera degli umili servitori della chiesa di paolo e di pietro..."
"ditemi allora: quale gravità attribuireste ad una così ostentata, ma risibile minaccia, considerato il divino rilievo del regno?"
"le insidie giungono direttamente dalla... dalla bestia."
"ecco il nostro comune scopo: afferrare per le corna la bestia..."
"la natura di essa si confonde con la più placida delle creature: sotto la pelle luminosa quella cela la malvagità più oscura e sanguinari."
"sebbene si occulti, a certi occhi la sua natura non sfugge... "
"avete ragione caro maestro...nonostante le aggraziate forme il lezzo della sua postulosa anima giunge alle nari più di quanto un cieco al buio possa col tatto. indagate tra i vostri. confido nella vostra sagacia. credetemi: è tra i vostri a celarsi il germe!" la chiesa è tornata ad aprirsi alle ragioni di un credo: natura e scopi della massoneria ci risultano meno imbarazzanti. la vostra storia, i vostri riti, il vostro mondo iniziatico non sconcertano più di quanto ebbero modo di fare la tirannia o l'ignoranza di taluni potenti al servizio del male. non è stato il santo padre a volervi in vaticano? la menzogna cresce al vostro fianco. le idee degenere di certi corrotti visionari hanno cagionato più di quel certo fastidio che provoca l'insetto al nostro meritato sonno. liberatevi di questi goffi giullari... il nostro papa da voi attende un secondo incontro... "
"più di noi è la Verità ad "offendere" il vostro riposo. malgrado l'impulso del mio cuore o il vostro intendimento, nulla si potrà contro quella intelligenza ordinatrice che opera per il destino e l'armonia del mondo. un tessere laborioso più elevato di quanto voi possiate immaginare, colma le mete del mondo affinchè germi d'anima rilucendo prendano radici nelle profondità dell'universo e la parola di Dio nell'oscurità dei sensi trasfigurando compenetri tutto l'essere. quel documento che avete già inteso rapinare alla storia, ordendo segretamente e quella fratria così tanto bisognevole di cure ecclesiastiche, mai infonderanno nella vostra mente quella luce che il Cristo con il proprio Sangue ha già effuso per la salvezza dell'evento uomo. l'unico peccato che non può essere rimesso, badate bene, è il peccare contro lo Spirito santo."

Negli occhi del prete, come tra il collo e la gote, s'accese un furore bestiale che in quegli istanti parve devastare anche gli argini più potentemente elevati per proteggere, celare e preservare. il suo sangue pompò con così virulenta forza da traboccare dalle pupille e da far temere al suo respiro d'affogarsi tra quelle impietose onde. nel suo interlocutore invece era la calma, quasi il porgersi e il prodigare del Sole sulle porzioni più remote dell'oscurità. come un pitecantropo ancestrale brandendo tra le mani un letale, enorme osso immaginario il prete rizzò dalla propria pesante poltrona e fece come lanciare nello spazio incomprensibili parole.

"in voi è la menzogna. la storia ne terrà conto... e Dio vorrà avere misericordia della vostra anima... ciò che custodite segretamente è il frutto più marcio che le tenebre nei secoli abbiano mai potuto concepire... voi e le vostre schiere d'illusi e cialtroni verrete fermati... nutrivo un'ultima speranza, ma mi ero tremendamente illuso: è la vostra antura ad esserci chiara ormai. abbiamo voluto concedervi un'opportunità, ma le vostre strampalate illusioni non attraverseranno i nostri confini: il vostro ordito potrà tessere solole vesti di una grossolana e falsa verità. e ora lasciate ilmio studio... ne avete fin troppo ammorbato l'aria."
"bene. ritengo che il vostro tentativo con me si sia concluso."

il gigante, insieme ad un elegante e sconosciuto arabo in fez e gessato, nel frattempo penetrato nella villa, giunse dalla propria tenebrosa e fece come correre in soccorso alle quelle urla. spalancò violentemente la porta dello studio, ma le sue poderose membra vibrarono inutilmente nell'aria. più del suo padrone, i suoi occhi mostrarono quel pompare sinistro e potente, pronto più che mai a predare financo l'aria dai propri intestini. l'arabo invcece sospese sulla soglia in un imbarazzato silenzio. prima che gli artigli afferrassero quei brandelli d'aria, il gran maestro fu verso le sante attese dell'umanità.

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