È una certezza ormai. È noto infatti che la BP, British Petroleum, nota a tutti noi per la catastrofe ambientale nel Golfo del Messico, trivellerà nel Golfo della Sirte in territorio Libico. Il nome di questo Golfo probabilmente non vi dirà molto, ma per fortuna Google Map e la stampa di questi giorni ci corre in aiuto, mostrandoci che tale Golfo è prospiciente alle coste della Sicilia Sud-Orientale. Doveroso aggiungere che si tratta di distanze dell’ordine di pochi centinaia di chilometri dalle nostre isole di Pantelleria e Lampedusa. Un accordo del 2007, così come riportato su repubblica.it, siglato con il governo di Tripoli e che prevede l’apertura di 5 nuovi pozzi ad una profondità maggiore della piattaforma Deep Horizon nel Golfo del Messico.
Alcune ombre sono state sollevate dagli Stati Uniti sulla nascita dell’accordo tra Bp e Libia. Pare infatti che, per la sigla della concessione, sia stato scarcerato dalle autorità britanniche un terrorista libico coinvolto nel dirottamento di un aereo di linea americano sui cieli della Scozia. Illazioni, verità. Penso che se questa fosse la verità, non ne sarei stupita. Piuttosto innnoridisco al pensare che non provo stupore. Non provo stupore a pensare che siamo piccoli corpi pesati nel bilancino internazionale degli affari, e, se nell’altro piatto c’è l’oro nero, quanto potrebbero mai valere delle vite umane?
Si scopre anche, tra i tanti articoli che per fortuna abbondano in rete, che in caso di disastro ambientale o di incidente connesso alle trivellazioni, l’unico ad avere diritto al risarcimento, sarebbe il caro colonnello Gheddafi. Che dire? E chi glielo va dire alle tartarughe caretta-caretta o al pescatore della caletta di lampedusa che non riceverà un solo centesimo in caso dovesse per sempre dire addio al suo mondo?
Tutte queste notizie vi spaventano? Io invece penso che il problema non sia tanto la politica aziendale della Bp, quanto l’aver già venduto, anzi ipotecato la nostra terra per la gola di pochi. I soliti. La particolarità dell’Italia però sta nel continuare a vendere, anzi svendere il poco di tutti rimasto (troppo poco), come se ci fossero sempre i saldi. Le trivellazioni e le concessioni in mare, nel nostro mare, continuano ad aumentare e attualmente l’area loro destinata supera gli 11.000 kmq, coinvolgendo Abruzzo, Marche, Puglia, Calabria, Sicilia… Come apprendo in un interessantissimo articolo pubblicato da agoravox.it, “Mare Nostrum: autorizzate nuove trivellazioni”, le concessioni aumentano nonostante sia noto a tutti gli addetti ai lavori, meno a noi poveri mortali, che i prodotti estratti nel nostro mare siano di pessima qualità ed in più generatori di scarti altamente pericolosi per la salute umana, come l’idrogeno solforato (H2S). L’OMS sconsiglia di superare la soglia di 0.005 parti per milione e in Italia, invece, chissà perché, il limite consentito è di 30 ppm….. Per non parlare delle royalties che le varie compagnie dovrebbero al nostro paese per le concessioni suddette… Cifre infime se messe a confronto con i pericoli che tali operazioni comportano. Per distinguerci dal resto del mondo applichiamo royalties dle 4% della quantità estratta, regalando a titolo di fanchigia gratuita i primi 300.000 barili estratti alle compagnie petrolifere stesse… Che vi dicevo? I SALDI.
E per chiudere, spiacente di avervi regalato molte più domande che risposte, vorrei confrontarmi con voi sul sistema per internalizzare i costi di simili operazioni. Consapevole che nessun articolo o potere potrà in tempi brevi fermare trivellazioni e/o pozzi, come si potrebbe almeno quantificare e includere nei permessi e nelle concessioni i costi derivati da sempre più probabili incidenti ambientali e dalle loro conseguenze?
Aspetto fiduciosa idee e spunti di riflessione.
Elisabetta Costantino
Elisabetta Costantino
Foto di Marcella Longo
più che saldi è più opportuno dire sold out!
RispondiEliminail valore attribuito alla vita umana e tutto ciò ad essa connesso non è più un valore ma merce di scambio.
il potere e la ricchezza di pochi hanno la meglio.