A qualche mese di distanza dal mio incontro con Laurent de la Gatinais, ossia il presidente dell’azienda vitivinicola Rapitalà, che mi è costato qualche imbarazzo e qualche vistoso dietrofront nel consolidato cammino del mio pregiudizio, giorno 10 Agosto scorso mi son decisa a sconfiggere tutti i miei demoni personali ed avventate opinioni, partecipando come pubblico e in parte come reporter per il blog D’Impatto, alla manifestazione “Notte di vino, note di stelle” organizzata dalla Strada del Vino Alcamo Doc in collaborazione con il Comune di Alcamo e riconducibile alla manifestazione nazionale “Calici di Stelle”, ormai da molti anni portata avanti nel nostro bel paese con un grande successo.
Facile intuire le mie congetture prima della partenza… Sicuramente un 10 Agosto diverso, sui generis, aspettando di scorgere qualche stella cadente con un buon bicchiere di vino in mano e poi l’estrema comodità di spostarsi con un pullman apposito come scacciapensieri all’etilometro e alla stanchezza del dopo serata! E tutto poi, alla inverosimile (per convenienza) cifra di 10 euro. Scusate se lo sottolineo, ma mi sembra doveroso!
Il lungo pomeriggio iniziato sfidando la canicola delle ore 15.00, porta me e i miei compagni di viaggio, un ensemble davvero gustoso di opinioni, storie e percorsi soggettivi intorno al mondo-vino, alla cantina dei Marchesi De Gregorio, in contrada Sirignano, nel paradosso amministrativo che fa ricadere parte dei possedimenti nel comune di Alcamo e parte nel comune di Monreale. È la prima tappa del tour: il caldo ci abbraccia in modo troppo “caloroso”, nonostante la pietra locale del pavimento e le possenti mura del borgo settecentesco invitino alla quite e ad una freschezza ristoratrice. Il gruppo si fa avanti con domande che ghermiscono l’ignara addetta al markenting (e alla comunicazione penso…) dell’azienda: povera! I miei compagni di avventura sembrano avvezzi a questo mondo e mi chiedo se ciò sia dettato dal fatto che in media sembrano aver percorso molta più strada di me (come esperienza oltre che anagrafica….). Taci Elisabetta, ecco che ricominci con i pregiudizi sulla cerchia dei frequentatori di enoteche e degustazioni…Taci e degusta. Bene, assecondo il mio angioletto e mi avvicino timidamente al banco dei bicchieri. C’è una liturgia da rispettare: una scala di sapori che si colora dal bianco al rosso, con accenti via via più intensi e colori più vividi! Inzolia, Catarratto… Mi sto. Esaustiva la spiegazione della vinificazione, ma forse qui, alla fase della degustazione, manca un aiuto, un aiuto da casa, un 50 e 50… Un pò spaesata!
L’azienda ha in sé un wine resort, un parolone anglosassone che sta ad indicare la possibilità di pernottare all’interno del borgo in quelle che furono che case dei lavoratori, delle maestranze. La sensazione è che sia un’oasi nel deserto, anche se il posto è davvero pittoresco (come direbbe la vecchietta interpretata da Montesano…). Salutiamo il Marchese Massimo De Gregorio e ci dirigiamo verso la nostra seconda tappa.
Neanche a dirlo, la seconda tappa è la Tenuta Rapitalà. Gioco in territorio non del tutto sconosciuto e conosco abbastanza bene l’arte di spiazzarti e di giocare con l’ironia di Laurent. Il mio gruppo si inisce ad un altro consesso di amatori arrivati poco prima di noi. L’espressioni dei miei compagni lasciano intuire che non si aspettavano un posto così grande, non solo come dimensioni…
Laurent è il solito. Per fortuna. Le gag son quelle. Se speri di rimanere a lungo serio, sbagli. Il vino è solo uva pigiata. Raccontata da lui, la storia della sua famiglia, sarebbe degna di un bel film di quelli romantici, ma non esasperati, di quelli che lasciano il margine al sogno e alla voglia di riscatto. Raccontata da lui, la complessa attività della vinificazione, dalla raccolta del grappolo all’etichettatura ed imbottigliamento, diventa un sillogismo perfetto, una formula matematica complessa e pur semplice. Il pubblico sembra davvero rapito. I miei dubbi sono in barrique e diciamo che riposeranno lì per anni…
Ma poi mi guardo intorno e mi ritornano le perplessità legate al fatto che non sia riuscita a coinvolgere nessuno dei miei amici. Che oggettivamente mancano persone della mia età, semplici neofiti (anagrammando, enofiti…) che ancora bene bene non sanno in che mondo stanno per addentrarsi, ma si sentono attratti dall’idea del viaggio! Di chi la colpa? Di cosa?
Non ci penso. Almeno per un po’. Nella suggestiva Tenuta Rapitalà, da poco ristrutturata e quasi completata, è bello perdersi tra i tredici (spero di non sbagliare) vini offerti per la degustazione e spiegati uno per uno con pazienza e la solita ironia bretone (?) di Laurent. I miei compagni di viaggio, neanche una puntata della Signora in Giallo potrebbe vantare personaggi più variegati e più azzeccati di noi, sono davvero compagni: si ride e si constata che si sta diventando tutti più allegri. Piacevolmente leggeri. Allora capisci il senso e lo sforzo di quanti, all’interno dell’Associazione Strada del Vino Alcamo Doc, si adoperano per passione e con la sola passione come retribuzione per continuare a tracciare un percorso. Qualche confessione fatta da uno dei sommelier e agronomi che ci accompagna nel tour, sottolinea come già questo piccolo-grande evento sia una sorta di miracolo. Non esagera. In dieci anni, dalla fondazione dell’Associazione, si è partiti da zero e con pochi fondi pubblici, per provvedere a tutto: dalla segnaletica alle strade, dalle manifestazioni alla comunicazione. Volontà dei soci e di tutte le aziende consociate di continuare a guardare l’orizzonte. Di sfidare la gravità (fisica e di alcuni contesti socio-esconomici) per farci provare quella leggerezza che ora proviamo.
E allora rieccoli i pregiudizi e le convinzioni che avevo e che ho. Ma stavolta punto il dito anche contro di me e contro i miei coetanei che con leggerezza mocciana decretano ciò che è giovane e ciò che non lo è. C’è il cinema dei giovani per i giovani, il teatro giovane, il cibo giovane, il divertimento giovane.
Il vino giovane? Che cavolata! Il vino è un viaggio sensoriale che dura da secoli, non solo non è giovane, ma deve lottare per non essere coinvolto in azioni di restyling grottesche e fuori luogo. E quindi che fare? Come conciliare… Lungi da me avere soluzioni a portata di articolo, ma credo che la pervicacia e la persistenza di certe iniziative sia un bell’incentivo. Un incentivo a cui unire una più mirata strategia di comunicazione con canali diversificati e offerte culturali innovative. Ironia, leggerezza, e la voglia di comunicare passione sono le armi giuste per iniziare a dialogare anche con…
Bè sì, lo devo dire… I giovani? No! Un pubblico più variegato!!!
Elisabetta Costantino
Foto di Andrea De Luca
Elisabetta Costantino
Foto di Andrea De Luca
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