Ecco perché non smetterò di credere ai sogni.
Non smetterò perché il mondo è ancora testimone di storie come queste. Storie che se le racconti, ti sembra di ridire dentro… Che nessuno ti crederà mai. Storie che possono accaddere però, solo ad uomini che ancora sanno conservare la leggerezza dell’aria, dell’indefinito, di una dimensione a metà tra il terreno e il celeste, appunto la dimensione del SOGNO. A chi altro poteva capitare se non all’uomo che firma mettendo accanto al suo nome un’ala.
Uno strano uomo. Strano davvero. Inconsueto e indefinibile come certi sogni che ti svegli e non sai quale sia l’inzio e la fine. Questo uomo è un uomo che con le ali, gli angeli e il volo ha segnato il proprio destino.
Da quando ha filmato la caduta di un angelo nella berlino post muro, ha passato la sua vita ad indagare il moto contrario… Cercando probabilmente di capire cosa ci sia in mezzo tra il cielo, il salto e la terra.
Wim Wenders non ha smentito se stesso quando ha deciso lo scorso autunno di girare “Il Volo”.
Un corto che inizialmente doveva essere di circa 7 minuti e che poi è divenuto un mediometraggio di circa 32 minuti. Un film strano e per di più girato in 3D, il primo film tridimensionale italiano con tecnologia italiana. Tutti a questo punto si chiederebbero come vederlo e dove… In un articolo ho letto che in effetti sarebbe troppo corto per le sale cinematografiche e troppo lungo come apertura di un altro film. Alla tv poi la tecnologia 3D è ancora fantascienza. Allora perché? E qui ritorna il visionario Wenders. Forse il mezzo, la tecnica sono secondari, secondari al sogno.
Il 23 Agosto il film “Il Volo” ritorna a far parlare di sé. La notizia fa il giro del mondo portandosi dietro quell’incredulità che solo i sogni anno.
Il piccolo Ramadullah, giunto a Riace insieme agli zii e ad altri profughi afghani nel 2008 lasciando nella sua terra martoriata i suoi genitori, fortuitamente approdato nel set di Wenders, convince il teutonico regista a spostare la troupe a Riace, suo paese adottivo, per filmare ciò che veramente lui cerca. Wenders, per chi ha la fortuna di averlo visto girare, sembra quasi guidato da una misteriosa sequela di segni e non stento a credere che abbia visto in quel bambino e in quelle parole, uno di quei segni ricercati, uno di quei messaggi tra cielo e terra. Ramadullah in breve, diviene protagonista di una parte del film e proprio grazie al film, proiettato in qualche modo in Norvegia, che il bambino è stato riconosciuto dal padre giunto lì altrettanto fortuitamente, e ha potuto ricongiungersi ad esso.
Ed ecco perché non smetterò mai di credere ai sogni. Perché esistono storie come queste in cui la felicità è l’insieme di casi fortuiti che non ci siamo lasciati scappare. Sogni che non abbiamo smesso di sognare nemmeno una volta aperti gli occhi.
Vi lascio ad alcune bellissime foto di questo film (fatte da Francesco Mollo) che speriamo prima o poi di poter vedere…
Ricordo che la Regione Calabria è l’unica ad applicare, con buoni risultati, l’art. 10 della Costituzione Italiana sul diritto d’asilo, vigente dal 1947.
“Il Volo” è un film nato con l’intento di promuovere l’immagine della Calabria, ma il destino e un buon visionario come Wenders lo hanno portato ad accendere le luci sull’accoglienza degli immigrati in questa Regione, dove coesistono storie e sogni come quella di Ramadullah, dove dal II dopo guerra i tanti rifugiati hanno ridato vita con il loro lavoro e le loro storie ai borghi abbandonati del territorio calabro.
ps: per tutti i sostenitori di D'Impatto... spero riconoscerete dietro la camera... il nostro amico Luca Lucchesi!
Elisabetta Costantino
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