“signore e signori, buongiorno. voglio augurarmi che stiate tutti bene e che teniate alla vostra salute come io tengo alla mia e a quella della mia signora … avete ragione, scusate, sono un cialtrone … le presentazioni, prima di tutto. io sono “dodici” jack e quella biondina che vedete là in fondo è scarlet babie, per l’appunto, la mia splendida signora.”

in provincia. una di quelle invisibili, a metà strada, tra il voler restare tale e quale e il desiderarsi più dannatamente puttana, fra le sante consuetudini e quelle “certe occasioni”. provinciale, con i suoi segreti e i suoi stronzi pruriti. con diecimila anime iscritte all’anagrafe. quattro lati, una diagonale e un pertugio di centro, inclusa quella cazzo di una maledetta crescita “zero”. provinciale, con i suoi pudori e i suoi vizi, l’Onnipotente Cristo, della chiesa madre e i soliti intrallazzi del "piccolo palazzo", con chi passa il segno almeno una volta l’anno e con chi si segna cento volte nel culo di un giorno. provinciale, nell’anima e in quelle “cose preziose”, quelle che, prima o poi, tornano, e non ci sono santi, per chi ha “svoltato” e per chi vuole, alla fine del giro, mettersi in pari.
“signore e signori, vi prego, gradirei un po’ della vostra attenzione. questo è “twelve” e chi si accompagna alla mia signora è una “uzi”, 9 millimetri, a raffica e a tiro singolo. signori: questa è una rapina!”
nel caldo. quello che ti scava dentro. che è lento, sulla pelle e nell’intimo. il solito feriale di luglio. con quel “solito un cazzo da fare” e con quel “niente di nuovo di un cazzo da fare”. niente, nulla da fare. tra lenti filari di cose vecchie e di ulteriori tentativi inservibili. dalle consuete parole ai pensieri cattivi. dall’indefinibile bar dello sport al poco definibile monumento ai caduti. e in piazza ... il solito, unico mondo possibile, tra la chiesa e la fede, il bar e gli dei. il paese, nella nebbia che inchioda il tempo sull’asse di un rimorso.
nel caldo. uno di quei giorni feriali di luglio. lenti, umidi. nell’afa. mortali. nessun’altra allusione. passo dopo passo, piano … uno dopo l’altro che verrebbe in mente l’inferno, ma è solo il battere del rimpianto ...
“si, gentili signori, avete afferrato bene … questa è una rapina. e ora: 1, se vi atterrete alle regole nessuno si farà un cazzo di niente. 2, più facciamo alla svelta e più in fretta ci togliamo dalle palle. 3, se qualcuno pensa che oggi è il giorno migliore per morire, prego, si faccia avanti. 4, le tre regole valgono per tutti.”
si “alzavano” le banche, non avevano le “appartenenze”, ma c’avevano le palle. che erano stronzi lo si capiva eccome, dal primo colpo di “12” in aria e da come affamavano il terrore. conoscevano un solo modo per organizzare il lavoro: alla svelta, all’istante. forse il modo migliore per capire l’inferno, e probabilmente il migliore per lasciarci la pelle. non c’è un modo buono per morire, ma ne esistono tanti cattivi per continuare a dire la vita al mondo.
da un anno, ormai, che gli stronzi battevano la scena. tosti, furbi, puliti e veloci. entravano, prelevavano, uscivano. erano al trentesimo colpo. piccole banche, tra latitudini solerti e caffè corretti, in provincia. sul loro cammino, sette morti. cinque guardie giurate e due civili, crepati, all’istante, forse nel migliore dei modi che immagina la "nera". sicuramente il peggiore per chi la pelle ce la lascia: senza avere il tempo di inquadrare per bene tutta la cosa. quando ce ne andiamo è ad un ricordo a cui siamo soliti attaccarci … se crepi, così, con un buco da “12” nel petto, è solo al tram dell’istante che t’attacchi … fine della storia. e crepi.
da un anno, ormai, che gli stronzi battevano la scena. tosti, furbi, puliti e veloci. entravano, prelevavano, uscivano. erano al trentesimo colpo. piccole banche, tra latitudini solerti e caffè corretti, in provincia. sul loro cammino, sette morti. cinque guardie giurate e due civili, crepati, all’istante, forse nel migliore dei modi che immagina la "nera". sicuramente il peggiore per chi la pelle ce la lascia: senza avere il tempo di inquadrare per bene tutta la cosa. quando ce ne andiamo è ad un ricordo a cui siamo soliti attaccarci … se crepi, così, con un buco da “12” nel petto, è solo al tram dell’istante che t’attacchi … fine della storia. e crepi.

“bene, calmatevi cazzo! inutile strillare. capisco che la circostanza è insolita, ma avrete sicuramente qualcosa da raccontare ai vostri stronzi bastardi … e adesso, forza tutti al lavoro!”
due casse. giorno di paga. trenta, forse quaranta, tra clienti e personale in servizio. all’ingresso, subito dopo la scorrevole, priva d’allarmi e vetri blindati, una sola guardia.
“ma prima di cominciare, tu … là … proprio là in fondo … ehy … si, dico a te. ti suggerisco una piena collaborazione con la “premiata ditta”. slaccia con la destra il cinturone. ecco, così. lentamente. da bravo. e ora con un calcio allontana il “ferro” verso la mia signora. bravo. adesso sdraiati in terra … e cazzo non mi guardare. va bene stronzo, vedrai che avrai tutto il tempo per essermi grato. e ora passiamo al prelevamento.”
in banca, l’inferno. in piazza, il caldo. fra i clienti, le cose che ci puoi crepare se sgarri di un pelo. fra i vecchi, nelle cose che è tutto inutile ed inesorabilmente vero.
il primo calcio giunse cattivo, vorace. in pieno. in bocca. il secondo giunse in pancia. al fegato. secco. potente. il terzo fra i testicoli. di punta. micidiale.
“signore e signori vi presento scarlet, la mia adorata signora. ama la poesia e certe cose … le nascono così, dal cuore. stronzo bastardo … non me lo fare ripetere una terza volta. non t’azzardare più. non mi guardare. mi fai schifo e porti rogna!”
al bar le solite battute. l’ornella e quell’altra stronzetta, la storia del prete in canonica e i pruriti della moglie del sindaco. le solite cose, quelle che se non te le passa dio, te le regala il "buon vecchio satana". quelle che gocciolano dalla nebbia. in provincia. lentamente, nel caldo e più mediocremente attutite, in inverno ... a gocce.
“scusate il “fuori onda”, ma da adesso si va al dunque. e allora, questa che ora vi mostro è una capiente busta. una di quelle che serve a riempirci scarti e merda. oggi servirà la causa. la voglio stracolma di soldi … in pezzi da cinquanta, da cento e da duecento. state comodi … passerò io stesso. due minuti soltanto e tutto sarà finito. bene. tu alla cassa. si, dico a te ... come ti chiami? daniela? ok, daniela. da quanto tempo ci lavori in questo buco di merda? dieci anni? uno schifo. ma ci potrai sguazzare dentro tutto il tempo che vuoi se mi seguirai alla lettera. farai la brava? ok. prendi la busta e comincia a riempirne il culo. prima dalla tua cassa. bravissima. ora prendi un bel respiro e passa alla cassa numero due. daniela … sei proprio super. fin qui saranno cinquantamila. un ultimo sforzo adesso. sappiamo dei trecentomila nella cassa a tempo. e non sparare cazzate. aprila … e non fare storie. babie: que pasa? todo bien? ok. respira … continua a respirare … brava daniela … un giro a destra, 3, uno a sinistra, 4, un altro a destra 7. wow! bingo! brava daniela, conseguita la laurea. e si cazzo, ti scoperei all’istante, ma babie mi pianterebbe tanto di quel piombo in culo, da cagarci sangue per sempre. ora scostati … vediamo … brava. tutto è questione di fede, ma qui è questione di culo. se porto fuori il mio, il vostro sarà libero di fare il proprio dovere dove meglio crederete. ok … daniela, hai ripulito per bene. signore e signori … qui abbiamo finito. solo pochi istanti e usciremo dalle vostre cazzo di vite. e non abbiate vergogna voi due. signori, abbiate compassione dei vostri giovani paesani … ascoltatemi stronzetti: anch’io al posto vostro mi sarei pisciato tra le mutande. e ora col permesso della mia signora un ultimo commento: voi tre … si belle signore dico a voi là in fondo … certo che a pruriti siete un schianto, ma andate sempre in giro così? grazie a tutti. è stato un vero piacere.”
nel caldo che l’inferno è a due passi. dal paradiso alla merda si fa presto a raccoglierne miracoli e scarti. nel caldo che la vita te la scegli col tuo secolo di storia, ma a sintonizzarti con la morte basta quel minimo tocco.
nel caldo che l’inferno è giorno dopo giorno, ma a raccontarlo al tuo di un culo ordinario è sempre e solo il solito cazzo di un caso.
“te l’avevo detto stronzo!! cazzo, non avresti dovuto azzardarti!!!”
un solo colpo. da quelle maledette brevissime distanze. senza nessuna pietà, in faccia.
un solo colpo, gli massacrò la vita e gli aprì l’anima.
all’istante.
l’occhio sinistro uscì dal caudale. freddandolo.
nel caldo, in quel peggiore dei modi, ma nel migliore che la vita, crepando, conosce.
nel caldo. in fondo all’illusione di un dosso.
era la solita nebbia, attutita da quelle vecchie cose preziose che tornano e non cambiano.
Personaggi vivi, cazzuti, pulp!Da far sbavare tarantino...
RispondiEliminaL.