19 ottobre, 2011

Triskele, il Club. di vitobenicio zingales

The First Seven. I primi quattro.

Abbiamo condiviso tutto. Tutto quello che, almeno in vita, due amici per la pelle e per le palle potrebbero condividere, a parte le fighe … of course. E lo abbiamo fatto come se fossimo stati sempre con i nostri “gioielli” in viaggio. Si, proprio così. Lungo una di quelle ed interminabili lingue d’asfalto. Una di quelle cominciate così … tanto per far girare le eliche di sotto, ma che dopo chissà quale cazzo di millesimo di miglio, t’accorgi che il tuo culo ha tante piaghe quante sono le cicatrici là, tra le cartilagini, a fotterti l’anima. E di strada ne abbiamo macinata una cifra e così tanta da non comprendere più qual è il nostro culo e quale la nostra anima. Forse abbiamo sfangato l’esatta metà del karma, forse no. Ma chissenefrega!! “L’importante”, come dice quel finocchio di Ernesto, “è averla sbattuta per bene la strada, passo dopo passo!” Io non sono uno di quegli espertoni tutto navigatore, carte aggiornate e pezzi di ricambio al seguito, ma sono dell’idea che il viaggiatore si nutre con quel cibo che in gola scende lento, giusto e senza zuccherose chimiche del cazzo. La vita, passo dopo passo, come quando ti sbatti la strada, soprattutto tra le attese e gli errori. Sì, perché, e ne converrete, il viaggio, talvolta, è tra le soste. E la vita, a pensarci bene, è proprio là che te la giochi … tra attese ed errori, fra risalite e rivincite.

“Ricordi?”
“Ecco … ora sono pure Camilo il mago. Che dovrei ricordare, testa da cazzo?”
“Ma Sarajevo …”
“Certo, avrei dovuto capire che proprio in questo momento, con tutta ‘sta figa intorno, pensavi a Sarajevo. Comunque Sarajevo cosa …”
“Coglione.”
“Stronzo!”
“Sarajevo … la pioggia, la cazzo di tempesta, le bombe …”
“E i campi minati, no?”
“Già … ma quanto minchia sei stato?”
“Fottiti! Bastardo d’un figlio di puttana … ah, se ancora ci penso … Mi avete spinto a fare ‘sta stronzata … e chissà perché il buon Gesù ha voluto metterci del suo e salvare la pelle a tutta la banda di stronzi.”

Ai lati della strada verso Sarajevo, sul manto erboso di uno sterminato campo di caracitole, la carcassa di un vecchio caccia abbattuto da chissà quale contraerea …

“E come sempre tu … il solito coglione ad aprire la colonna …”
“Già, se crepavo però, erano più che cazzi tuoi!”
“In culo Camilo!”

I viaggi si ricordano, non solo per le cose, i posti e la gente che hai avuto modo d’incontrare … i viaggi si ricordano per quell’intimo senso che inaspettatamente la vita, in quel preciso istante, ha saputo e voluto schiantarti dentro. Un po’ come quando fai sesso con la tipa che incontri una sera, per caso o magari per sbaglio: la differenza non la fa il tuo attributo, ma il sangue che sfanga vita dal tuo cuore. Sì, e non ho dubbi, avete afferrato bene: “tequila ambrata o tequila nera?”

Ma torniamo alla Vucciria, al Club.

Di sera, al solito posto. Il tavolo era quello. E questa volta si era in quattro. Io, Ernesto, Skrew e Narcos. Il caldo era sempre tosto e cazzuto e al posto del nericcio popolare sul tavolo di plastica erano due secchi stracolmi di birra. Il mese era cambiato … faceva settembre. Alla vucciria la solita gente con i soliti motivi del cazzo: la noia o la voglia di fottere la vita. Alle spalle, quel lurido buco di una taverna e di fianco il bar dei più straordinari e stravaganti magrebini che abbia mai conosciuto: ordini un caffè per colazione e ce l’hai sul banco a pranzo, ordini un pezzo a pranzo e ce l’hai sul tavolo a cena ….  

In due parole ed Ernesto buttò giù l’idea. La strada, il club e il grande sogno.

“Un’idea semplice, cazzo, ma una grande idea, no?”
“Ok ... Ma saremo schierati? Cioè … saremo legati ad uno di quei club MC?”
“Assolutamente free … un gruppo di amici con la comune passione per l’havis davis e la strada.”
“Totalmente autonomi?”
“Come e più del vento! Con le nostre regole e le cariche da assegnare.”
“Regole, cariche … uhm, fatemi capire …”

In città tutti lo conoscono … lui è Skrew. Il suo “tratto” ha fatto epoca e scuola. Praticamente ha marchiato mezza Palermo e lo stronzo, dopo venti anni, continua ancora, e bene, a dargli sotto. I suoi tattoo, le sue “opere” si riconoscono per quella vivida arte che solo lui, con pochi altri, riesce a tirar fuori da un semplice segno. Skrew possiede una splendida fat boy. Un signor 1340 a carburatori sotto al culo… la “storia”. Come noi, anche lui ha il suo turbolento passato. Ma quando la vita ti attraversa pestandoti ai fianchi, non hai che da scegliere: ti smazzi colle storie stronze, e ti giochi magari il culo, o scegli di startene in campana prenotandoti il prossimo turno.  E se noi siamo qui a raccontarla è perché quel turno gira da tempo ormai tra i palmi del nostro cuore.

“Un presidente, un vice, uno o due capitani della strada, un tesoriere, un segretario e un consigliere… te gusta?”
“Preciso!”
“Soprattutto la strada, ma prima di tutto il club. C’autofinanziamo per una club house tutta nostra e almeno una volta a settimana si esce in strada.”
“Ci sto!”
“E tu Narcos?”

Narcos è un pacifico, un tranquillo. Uno che la vita la sa perché da questa ha preso e ha dato, ma senza quello stronzo strafare che alla lunga ti fotte tasche e cervello. Uno che sa pesare l’istante e che se c’è da spaccare in due il capello … lui è là. Tra tutti è il più vecchio: cinquanta quasi, ma con quella voglia di vedere ancora i colori del mondo sbattere sul cromo della sua street glide 1.450.

“Dubbi? Claro que si, ci sto!”

Inutile dirvi che i secchi stracolmi di bionda diventavano tre e che chiudevamo gli argomenti con quel buon bicchiere di porto giusto da mandare giù a piccoli sorsi ... un po’ come quando hai tra le braccia la pupa che ami e che alla vita piace pensare che sia per sempre. Forse …  

2 commenti:

  1. BELLO..BELLO...BELLO.....PIENO DI TUTTO.....;)
    CIOA VITUZZO ;)

    SALVO

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  2. L'Emblema del Credo e' racchiuso nelle parole di Camillo e nei silenzi di Ernesto...ed in tutto questo, anche se con carattere estremamente razionale....la condivisione a pieno di NARCOS!...Stray and Forever!

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