
Era un uomo e ne portava la croce … era un uomo e ne svelava il ricordo.
Avrebbe potuto richiamarsi al potere dei Re, preferì la giustezza del servo nel compiersi della casa di Dio. Era una di quelle passeggiate al sole dei spini che fanno le rose nelle cose di maggio. Uno di quei silenzi tra le distanze dei falchi. Era quel tempo che al tempo piace non passi.
Era uno di quei libri che non finivano mai e dove, tra le pagine, parola dopo parola, era sempre l’inizio dei bimbi. Era uno che sapevi essere ciurma e faro: mio bel capitano … quando nel buio non c’era stella per te che indicava la rotta. E ti teneva per mano, per farti sapere che l’amore era perdono ed eterno abbandono. Era come il grano quando tra le sponde le attese facevano l’altrove. Era la parola quando avevi freddo, la parola quando dimenticavi, la parola quando avevi fame. Era uno di quelli che sapevi essere la vita, quando la strada ti sembrava perduta … uno di quelli che di fianco al tuo letto ti dicevano ancora la favola del mondo, quando nel cuore era l’oltraggio del drago cattivo. Era uno di quelli che sapeva la luce, quando nel buio le tue mani cercavano aiuto. Uno di quelli che i palmi restavano sempre aperti … uno di quelli che il cuore batteva col cuore del mondo … uno di quelli che l’inverno e il ghiaccio non erano mai freddi.
Era un uomo e ne recava l’evento … era un uomo e ne ricordava il dolore.
Avrebbe potuto essere vetta e vertigine, preferì essere sosta e viandante tra le valli che indicano il passo. Era una di quelle piccole banchise che facevano lentezze di gerani sull’abbrivio dei treni. Era padre e figlio, miracolo d’amore, trinità e bellezza … Era una di quelle piccole cose all’unisono con i cosmici segreti dell’universo. Una di quelle speranze che la vita era bella … una di quelle gioie che era bello tornare stanchi a casa. Era una di quelle cose che nell’aria facevano grande il respiro dell’uomo … una di quelle cose che piangevi dall’altra parte del mondo, ma lui era là ... uno di quei sentieri che comunque la notte e il nero dei dossi ti riportavano a casa. Era una di quelle cose che se piangevi, sanguinavi o cadevi lui si faceva culla e letto, palmo e carezza. Era la tua casa, quando la pioggia fuori diceva cattivo … la tua casa, quando da fuori l’arido tentava i tuoi vetri ... la tua casa, quando il buio ti tremava nel cuore. Era uno di quei pontili che allungavano dalle rive del lago, passo dopo passo, per ogni sogno tra le gocce di quell’acqua. Era una di quelle cose che dovevi fermarti per capire la bellezza del tuo esserci nel mondo tra un battito e l’altro. Era una di quelle cose che ti cresceva la vita, ma tu restavi sempre la sua piccola per sempre. Una di quelle cose che solo l’amore sapeva … una di quelle cose che sua figlia era il suo cuore.
Era un uomo. Era un uomo e l’amore.
A Nicola Di Cola ... 4 ottobre 2005.
perdonami "babbo".
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