18 dicembre, 2011

Triskeles, Xitta, XIII parte di vitobenicio zingales

Xitta


Ho inteso fare di Xitta, la meta finale del mio viaggio.

Ho immaginato il mio altrove ritenendo l'ulteriore, quella parte di cielo decisamente più prossima al greto dei miei sogni, lì tra le frontiere del giorno dopo giorno. Ho ritenuto forte e necessaria quella particolare metafisica del possibile, immaginando la strada come il collante tra me e la sabbia d'Ithaca. Ho sacrificato parte della mia vita, cercando l'acme su quell'"ultimo dosso" e, nel suo punto limite, il mio mondo perfetto. Ernesto mi ha ricordato giorni fà che "non esistono grandi viaggiatori, ma uomini che sognano". Ho pensato che intendesse dire: "disimpara l'arte dell'esserci nel mondo se intorno al culo del mondo ci giri soltanto ...". Ed ecco Xitta e le sue impertinenti attese. Eccola lì la sua terra di sbandamenti d'umore e di orizzonti opachi. Xitta, a sud dei suoi sterili viticci, è una strada, forse una come tante, una di quelle che non le daresti neppure un soldo. Una di quelle che non ci penseresti due volte ad attraversarla per l'ennesima volta, mettendotela per sempre alle spalle. Di passaggio, senza essere da alcuna parte al mondo, è Xitta. Una di quelle che è tutto fermo, come quando ti capita la vita all'improvviso e non ne sai il perchè. Si, una strada: muscolosa, larga e dritta. Un cartello sul limite di quello che dovrebbe essere "un inizio" e uno, bucherellato da pallettoni, sul limite opposto -e che segnerebbe il "senso della fine"- avrebbero la pretesa di indicare un posto. Un pò come quando hai quel "tanto" di benzina in più nel cuore e non sai che cazzo fartene. I camminamenti, ai lati delle carreggiate, sono spropositatamente larghi e, cosa più che ovvia, sempre e desolatamente deserti. Una di quelle strade senza un reale motivo, se non fosse per quel senso di marcia studiato apposta per fare della nostra Provinciale n° ... un "nulla di passaggio".

"Ciao ... "
"Ciao ... di queste parti?"
"No ... no ... solo di passaggio ..."
"E dove sei diretta?"

Se mai v'imbatteste in essa e il suo catrame vi sembrerebbe migliore di quello precedentemente solcato, non vi stupisca l'idea dei suoi venti pali ricurvi, perennemente accesi e inutilmente sparati sull'asfalto, o dalla cura con cui appaiono posti i cassonetti dei rifiuti. Avete presente quando passate lo smalto color prugna "fuoco puttana acceso" sulle unghie e in cuor vostro sapete che tanto non "servirà" a nulla? Ecco ...
Esiste una proporzione che non ha tanto a che vedere con le regole del dettaglio, ma piuttosto con una certa armonia tra forma e sostanza, per cui se hai la circonferenza del collo di una vecchia anatra, non puoi avere il torace del governatore di san Pietroburgo.

"Non ho una meta. Viaggio ... ho un pò di niente, ma basterà".
"Potessi farlo io ... "
"Cos'è che t'impedisce?"
"Bella domanda, cazzo ... bella domanda ..."
"Non hai risposto, però."
"Già ... non l'ho fatto."

Le case di Xitta, a saperle distinguere dal resto della pietraia d'argilla, aldilà del magro concerto rurale, sono venti: basse, "lente" e bianche. Venti piccole case, venti piccoli mucchi di tufo intonacato ed egregiamente spazzolato, uno identico all'altro, per "peso", forma e sostanza. Avete pesente, uno di quei vostri giorni, identico per "sciatteria e noia" a quegli altri mille passati in casa a chiederti: "e ora?" E alla fine stai lì a contare le ore e le mosche su per lo spazio infinito dei vetri. 

A parte le righe continue degli scoli, al di sotto dei marciapiedi ... Xitta: null'altro che il niente.   

"Forse nel mio zaino non c'è più posto per quel pò di niente ..."
"Ma quel pò di niente, se lo incontri, sai che può essere diviso ... e condiviso?"
"Piacere ... mi chiamo Camilo?"
"Caterina ..."

Vi sono cose il cui calore irradia e riesce ad avvolgere il cuore ad esse, vi sono posti che hanno la prerogativa di non essere identitari e storici. "Momenti di spazio", necessari alle frette del mondo, in cui milioni di individui si incrociano senza "attraversarsi", sospinti solo dal desiderio avido di consumare l'adesso e l'aritmetica del quotidiano. Xitta è incentrata solamente sul presente, sul "qui" battente, incapace di farsi sposa all'orizzonte della storia, confinando il cielo del futuro in quella porzione di adesso asfaltato che è la provinciale n° ... Xitta è destinata all'uomo generico, senza distinzione e il viaggiatore di passaggio si ritrova lì smarrito, a subire l'"afa delle peggiori tra le nebbie": il grigio insoluto della provvisorietà. "Ma si va al Mall of America", per dirla alla Michael Crosbie, "con la stessa religiosa devozione con cui i cattolici vanno in Vaticano" e i "nativi digitali", sfuggendo ogni cazzo di snobismo intellettuale, sono nativi anche rispetto il non motivo di Xitta, nel senso che è su quel tipo di "grigio insoluto" a venir meglio agito il sangue del proprio credersi percepiti dal mondo.

"Un pò di niente ... può essere condiviso?"
"Un sogno, seppur piccolo, è sempre un sogno ..."
"E ... tu?"
"Cosa?"
"Dico ... si, tu sogni?"
"Si, Camilo .... io vivo ... io sogno ..."
"Medesimo binario, ma treni con orari diversi, a quanto vedo ..."
"Si ... il mio sta arrivando ... due minuti appena ..."
"Due minuti ... due minuti appena ..."
"Camilo ..."
"Si ... dimmi ..."

Vi sono posti, come Xitta, che tutto sembrano fuorchè quello che sarebbero dovuto essere ... e dato che tutti gli altri posti erano già stati visitati, ci siamo affrettati a sfamare il palato dell'"ormai".


La baciai intensamente. Il suo treno giunse puntuale. Il mio arrivò con pochi secondi di ritardo. Tenni la mia vita ferma su quella banchisa per un tempo tanto breve, quanto smisuratamente incalcolabile. Forse era quel pò di niente e gli Dei vollero concedermene quel tanto che basta per fare di quell'"adesso" l'abbrivio al mio voler esserci nel mondo. L'oltre era fatto e risalii la china del mio giorno da quel binario di fianco la strada Provinciale n° ...

Non la rividi mai più.

Farò di Xitta, la meta finale del mio viaggio. 

2 commenti:

  1. Devi "frantumare" solo una Itacha, solo una. E sei sulla buona strada. Hai visto lupo urbano, avevo ragione. Come sempre.

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  2. non se è quella che cerco, ma la mia ithaca, ad oriente dei mari del sud, io, un giorno, l'avrò.

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