31 marzo, 2011

nerochina. sangueneropetrolio prequel di "da mezzanotte a zero".

In attesa di "sangueneropetrolio", prequel di "Da mezzanotte a zero", previsto per maggio, ho deciso di fare un regalo a tutti gli amici di D'impatto: ecco a voi la prima pagina del fumetto. (Clicca sull'immagine per ingrandire) Nerochina vi aspetta a maggio con la prima parte di "sangueneropetrolio". Buon vento a tutti...
disegni luigi vivarelli testo e sceneggiatura vitobenicio zingales "da mezzanotte a zero" è un romanzo zero91

Da Biancaneve a Rapunzel...


L'altra sera, indecisa su quale film guardare, ho optato per uno degli ultimi lavori della Disney: "Rapunzel". Davvero carino, non posso negarlo! Come tutti i capolavori Disney c'è tutto quello che serve: romanticismo, fantasia, avventura, divertimento e un pizzico di magia.

Dopo il tanto atteso e tipico happy ending, però, mi sono fermata un attimo a pensare: Rapunzel è una principessa ma non lo sa. Quello che sa è che vuole uscire dalla torre che la tiene prigioniera, vuole vedere cosa c'è fuori e, anche se è terrorizzata, sfrutta la situazione a suo vantaggio, corre un grosso rischio e si lancia verso il suo sogno.

Molto diversa dalle "classiche" principesse come Biancaneve che, senza chiedere niente, viene salvata dal Principe o Cenerentola che sogna il ballo e viene aiutata dalla Fata Madrina.

Un altro confronto che mi è venuto in mente è quello con la più "moderna" (non più principessa ma eroina!) Mulan. Lei è una donna che prende in mano il proprio destino e lo ribalta: quando tutti si aspettano che diventi una buona moglie, lei diventa un valoroso guerriero. E stravolge la storia dell'intera Cina.

Un anno fa, in Spagna, venivano bandite le classiche storie delle principesse definite "sessiste"; Biancaneve, Cenerentola e la Bella Addormentata sono passive, aspettano che sia l'uomo a fare tutto..

Quindi immagino che Rapunzel, con la sua indipendenza e determinazione, possa piacere a Zapatero.

Di sicuro sono finiti i tempi in cui la donna aspetta l'amore vero chiusa in casa tra faccende e sogni ad occhi aperti, ma, diciamoci la verità, chi non spera comunque che prima o poi il Principe Azzurro arrivi?!

28 marzo, 2011

Canone Inverso - Sting - Alba Morfini



"Il successo rende necessario un grado di spietatezza.
Davanti al dilemma di scegliere tra amicizia e successo,
probabilmente sceglierei il successo"
 Pseudonimo di Gordon Matthew Thomas Sumner (Wallsend, 2 ottobre 1951), è un musicista, cantante e attore britannico.
Sumner è nato a Wallsend, nella periferia a nord di Newcastle-upon-Tyne in Inghilterra, da Audrey Cowell, una parrucchiera, ed Eric, un ingegnere civile.
Prima di suonare musica professionalmente, Sumner lavora come scavatore e insegnante di inglese e, per un solo anno, anche di disegno. Tiene i suoi primi concerti ovunque possa ottenere un lavoro. Suona con gruppi jazz, in locali come Phoenix Jazzmen e Last Exit. Si pensa che abbia ricevuto il suo soprannome mentre suonava con i Jazzmen, perché portava spesso una maglietta a strisce nere e gialle; uno dei componenti della band, Gordon Solomon, notò che sembrava un'ape, e così divenne Stinger (colui che punge), abbreviato poi in Sting (pungiglione). Si fa chiamare Sting da tutti, compresi i figli e compare come Gordon Sumner solo sui documenti ufficiali.
Nel 1977, a Londra, Sting, incontra il batterista americano Stewart Copeland e il chitarrista corso Henry Padovani, con i quali forma il gruppo rock/pop dei Police.
Il 2007 si apre con una grossa novità per i suoi fan: Sting ricompone i leggendari Police per un tour mondiale in occasione del trentennale del primo singolo del terzetto britannico, Roxanne ma per una volta sola.
Il primo album da solista di Sting è The Dream of the Blue Turtles (1985)
Debutta nel cinema con Quadrophenia (1979).
Verso la fine degli anni ottanta, Sting sostenne fortemente i movimenti ambientalisti e umanitari, come Amnesty International.

(Wikipedia)



24 marzo, 2011

el aziz, di vitobenicio zingales

el aziz e di quel sublime oltraggio.

se fosse una di quelle storie col tonno scannato,
se fosse una di quelle che t'aprono il sangue,
se fosse una di quelle che ti spalancano e manco t'accorgi,
se fosse una di quelle storie che ci crepi per la puttana miseria degli altri,
se fosse una di quelle che c’hanno la gonfia eccedenza, nel mescolio magenta, là che ti schizza di sotto alla vita,
ci starebbe in pieno e tra le vene del sonno e le vertebre del cuore, tra gli incisivi del culo e in fondo agli ossi dell'anima.
forse e di più
di quei ricordi sbattuti fra tacca e mirino di una vita abrasa.
se fosse una di quelle storie che senti al palato,
tra il dirti in coscienza e in coscienza ti dico, ci starebbe in pieno e sull'apice del ricordo migliore: il più lungo tra quelli rimasti ... tra quelli che ancora non c'hanno scannato.
si, se fosse una di quelle
starebbe in bocca al primo "amen!", fra i santi e l'ave maria di quando alla domenica
ti senti "picciotto di fino" e cristiano di petto.
se fosse una storia di pelle e pruriti
diresti che comunque “ il picciotto visse da uomo e poi ci crepò da infame".
di lato. di fianco. supina, buttana la morte.
come a un tonno scannato.
ma fra il porpora dei marabutti e il tufo turrito dell’ultima croce madonna
minchia! ti volti, ti sposti, te la metti alle spalle, ti dormi, t'angusti e ci vomiti ... aziz è.
quella che senti, el aziz è ...
mentre i cefali schiattano sotto al filo della gebbia
che è dentro al guaime degli occhi.
e ti metti al "firrio" come agli "scappati",
col sole a piombo e sul denso degli schizzi,
col catrame a scolo su quel centimetro di "sgobbo",
col cielo di sotto al "lampiare" dei tralicci di sopra,
con quel cristo di un uomo crepato
per la buona decenza,
per la buona creanza
per la buona pace di tutti quando è solo uno a tenerti
per le palle dell'anima ,
su per la coscienza legata al mollame della lisca minchiona.
palermo che se ce l'hai nel sangue dal suo sangue non scappi,
palermo che del suo tanfo ne sei figlio
per sperma di madre,
palermo che lo zolfo lo capisci
quando in vena a sbatterti è il ristagno dei porci,
palermo che delle sue zaffate ne sei padre
per sperma di figlio.
palermo che se non sono minchiate sono cazzotti
nel di dentro dell'anima e nel di fuori del cremisi sangue che secca ... "minchia ancora!?"
si, in fondo al palato dell’ultimo oltraggio:
"signora eccellenza con tutto il dovuto rispetto, ma andasse a fare in culo!"
e se è dovuto e se non sei crepato, ce lo paghi il conto: con la sinistra sul cuore
e con la destra dove ti senti più uomo.

la vita e aziz. e quelle solite secchiate di fango negli occhi.

photography, francesco ferla.

22 marzo, 2011

“PERLE AI PORCI”: LA NUOVA FICTION NELL’ERA DEL DIGITALE TERRESTRE

Quando ancora studiavo Economia dei Media all’Università mi è stato inculcato in testa che con l’avvento del digitale terrestre ed il conseguente potenziamento dei canali, ci sarebbe stato più spazio per la produzione di nuovi contenuti…se però per NUOVI CONTENUTI si intendono fiction come “Non smettere di sognare”, allora preferivo il caro vecchio analogico e le repliche delle repliche della Signora in Giallo.


Già solo leggere tutto il titolo pregiudica seriamente la mia autonomia respiratoria, se poi vogliamo entrare nello specifico, questa è la tipica scopiazzatura di serial e film triti e ritriti made in USA con protagonista la solita moderna Cenerentola che campa facendo la sguattera ma che in realtà è Carla Fracci sotto mentite spoglie. Ah, dimenticavo, in tutta questa originalissima storia non può certo mancare il ricco bonazzo di turno che ovviamente non pensa solo a divertirsi con la leggiadra donna delle pulizie, ma si innamora anche!!!


La cosa che però mi fa veramente innervosire non è tanto la banalità della trama, la scarsità di talento recitativo della maggior parte degli attori o l’evidente poca fantasia anche nelle scelte dei costumi di scena (mi riferisco alla mise della protagonista, body nero e scaldamuscoli in tinta, uguale uguale a quello di Jennifer
Beals in Flashdance….esistono anche altri colori e modelli!!!!!!!!!), ma è la presenza di Giuliana De Sio.



Sì, mi fa ribollire il sangue vedere un’attrice brava e carismatica come la De Sio prendere parte a produzioni così imbarazzanti. Un’altra situazione analoga di evidente spreco di risorse è stata a suo tempo anche il “Bello delle Donne” dove, se non fosse stato per la De Sio e per l’altro cavallo di razza Virna Lisi, col cavolo che avrebbe avuto il successo che ha avuto.
È come se accompagnassi una triste e gommosa pizza surgelata con un delizioso e carissimo bicchiere di Brunello…a quel punto sarebbe meglio se mi dessi al digiuno…anche televisivo!


La Sciura Maria

21 marzo, 2011

Canone Inverso - Mario Biondi - Alba Morfini

Mario Biondi.

Nome d'arte di Mario Ranno (Catania, 28 gennaio 1971), è un cantante e compositore italiano.
La scelta del nome d'arte è in ricordo del cognome che usava il padre, il cantante Stefano Biondi.Col suo timbro vocale molto vicino a quello dei più noti Barry White, Isaac Hayes e Lou Rawls.
Biondi dà vita a un soul jazz caldo e passionale, che sa interpretare con accenti ironici.
Negli arrangiamenti dei suoi brani si nota una coloritura.
Fin da piccolo dimostra la passione per la musica. A 12 anni inizia come corista in chiesa e, attraverso varie esperienze e tanta gavetta in giro per l'Italia, percorre un cammino professionale che sembra appartenere più a un cantante d'oltreoceano. Si perfeziona nella lingua inglese, che diventa la lingua con cui canta.
Turnista nelle sale di registrazione per etichette di nicchia, dal 1988 inizia a fare da spalla a celebri big dell'epoca, come Ray Charles.
Un'altra illustre collaborazione presente  è quella con Burt Bacharach, autore per Mario Biondi del brano "Something that was beautiful".
Appassionato di musica soul, forgia il suo particolare timbro vocale ascoltando i dischi di personaggi come Lou Rawls, Al Jarreau e Isaac Hayes.
La svolta arriva nel 2004 con This is what you are.
Nel dicembre 2010 presta la sua voce al brigante Uncino nel film d'animazione Disney Rapunzel - L'intreccio della torre. Nello stesso periodo è stato pubblicato il suo quarto album, Yes You.

(Wikipedia)



20 marzo, 2011

Anteprima di "Nerochina": fumetti d'impatto


Mi si può riassumere cosi: teatro, barca a vela e fumetto. Le mie tre passioni, le mie vie di fuga, le mie uscite di sicurezza da un mondo che spesso non concede libertà.Teatro, barca a vela e fumetto.
Proprio di quest'ultimo su "D'impatto" vorrei parlarvi. Il fumetto, spesso bistrattato e considerato infantile ha invece origini più antiche di quello che noi immaginiamo, è conosciuto anche come arte sequenziale.
Nerochina, il nome della mia rubrica vi accompagnerà in un viaggio intorno al mondo dei fumetti. Vi racconterò curisità, vi parlerò di artisti e di tecniche, ma sopratutto grazie ad una collaborazione con Vito Benicio Zingales avrò l'onore di raccontare le sue storie nere con il tratto nero tipico del fumetto.

Si, perchè io i fumetti non li leggo soltanto, li disegno. Ma forse disegno è una parola troppo grande per me. I fumettisti, meglio noti come cartoonist, disegnano, e le illustrazioni prendono vita dalle loro mani, danno armonia e proporzione alle forme. Riescono a farlo solo dopo un percorso di rigore, fatica e sacrifici che dura anni.
Sarei un vigliacco e poco rispettoso del loro lavoro per definirmi fumettista.Io il fumetto lo vedo nelle foto, e tramite la grafica vettoriale lo tiro fuori dandogli un mio stile preciso, nato da una passione immensa per i comics.Il mio lavoro lo definirei più un omaggio ai grandi artisti del fumetto.

A breve il primo appuntamento con il prequel di "Cosa di noi" per la penna pungente di Vito Benicio Zingales e le mie chine (digitali).

genesi, di vitobenicio zingales

genesi.

la senti? è l'antica furia ... l'oltraggio della mano che allaccia, l'avarizia dell'adesso e l'impasto della commedia. senti l'eccedenza e il sangue? sono qui a mescolarsi per l'ardore delle blatte. la furia, la senti? non gocciola, ma irraggia orgasmi di colera ... l'innocenza è gravida di tanfi, ma al tuo sperma basta una sola, perduta crosta di umido zucchero. non ascoltarti: il tuo ieri non ha domani. mi hai voluta carne ... ed eccomi, per la tua saliva negra. prendimi e infilami il verbo nella schiena ... spalancalo alle labbra e io, uomo, ti farò re. guarda come brilla la punta e guarda come squarta e batte il maglio, sul molle pasto degli aborti di aleppo ... gettami ancora il denso in faccia, ti farò grasso e consacrerò la tua madre voglia all'eternità.


la senti? è melassa di sangue. guarda l'onice innesto, guarda l'incendio: non crescerà foglia o pazzanghera e i cimiteri, non avranno tempo per imparare altre croci.

guarda, divora.

qui tutto è per te.

guardami, impalati ... svuotato il midollo dagli ossi del mondo, sarai re.

17 marzo, 2011

127 ore



Nel 2003 l'alpinista Aron Ralston, durante una scalata, rimane incastrato con un braccio in un crepaccio dello Utah per cinque giorni. Il desiderio disperato di liberarsi lo porta ad amputarsi l'arto. Questo è l'incidente realmente accaduto su cui si basa il film "127 ore".

Per cinque giorni il protagonista (interpretato da James Franco) affronta la natura, cerca di liberarsi in mille modi e inizia un viaggio introspettivo fatto di allucinazioni e flashback.

Per quanto avvincente possa essere la vicenda, il film risulta invece piuttosto noioso.

Le riflessioni di Aron, per quanto profonde, non suscitano grande interesse, e dopo metà dei 90 minuti totali si inizia a sperare che si tagli il braccio il prima possibile perchè possa finalmente uscire da quella crepa infernale.

L'unico momento che risveglia l'attenzione del pubblico è quella, appunto, dell'amputazione; un tocco di macabro che in un film fa sempre scena.

Non dispiace la scelta del cameo finale del vero Aron Ralston che, ricordandoci la veridicità dell'incidente, aggiunge un brividino di emozione.

Dalle premesse non ci si può aspettare un film d'azione in piena regola, ma è deludente il fatto che, dopo l'illusione delle prime movimentatissime scene, l'attesa e la staticità diventino snervanti a tal punto che l'interesse scivoli via molto più velocemente del film stesso.




16 marzo, 2011

pz.105 ("dodici" jack e scarlet babie)

“signore e signori, buongiorno. voglio augurarmi che stiate tutti bene e che teniate alla vostra salute come io tengo alla mia e a quella della mia signora … avete ragione, scusate, sono un cialtrone … le presentazioni, prima di tutto. io sono “dodici” jack e quella biondina che vedete là in fondo è scarlet babie, per l’appunto, la mia splendida signora.”

in pieno giorno. uno di quelli che potrebbero cominciare con un’ave maria, quattro biscotti e il solito lungo, schifoso macchiato. al banco o da asporto, non fa alcuna differenza.
in provincia. una di quelle invisibili, a metà strada, tra il voler restare tale e quale e il desiderarsi più dannatamente puttana, fra le sante consuetudini e quelle “certe occasioni”. provinciale, con i suoi segreti e i suoi stronzi pruriti. con diecimila anime iscritte all’anagrafe. quattro lati, una diagonale e un pertugio di centro, inclusa quella cazzo di una maledetta crescita “zero”. provinciale, con i suoi pudori e i suoi vizi, l’Onnipotente Cristo, della chiesa madre e i soliti intrallazzi del "piccolo palazzo", con chi passa il segno almeno una volta l’anno e con chi si segna cento volte nel culo di un giorno. provinciale, nell’anima e in quelle “cose preziose”, quelle che, prima o poi, tornano, e non ci sono santi, per chi ha “svoltato” e per chi vuole, alla fine del giro, mettersi in pari.

“signore e signori, vi prego, gradirei un po’ della vostra attenzione. questo è “twelve” e chi si accompagna alla mia signora è una “uzi”, 9 millimetri, a raffica e a tiro singolo. signori: questa è una rapina!”

nel caldo. quello che ti scava dentro. che è lento, sulla pelle e nell’intimo. il solito feriale di luglio. con quel “solito un cazzo da fare” e con quel “niente di nuovo di un cazzo da fare”. niente, nulla da fare. tra lenti filari di cose vecchie e di ulteriori tentativi inservibili. dalle consuete parole ai pensieri cattivi. dall’indefinibile bar dello sport al poco definibile monumento ai caduti. e in piazza ... il solito, unico mondo possibile, tra la chiesa e la fede, il bar e gli dei. il paese, nella nebbia che inchioda il tempo sull’asse di un rimorso.

nel caldo. uno di quei giorni feriali di luglio. lenti, umidi. nell’afa. mortali. nessun’altra allusione. passo dopo passo, piano … uno dopo l’altro che verrebbe in mente l’inferno, ma è solo il battere del rimpianto ...

“si, gentili signori, avete afferrato bene … questa è una rapina. e ora: 1, se vi atterrete alle regole nessuno si farà un cazzo di niente. 2, più facciamo alla svelta e più in fretta ci togliamo dalle palle. 3, se qualcuno pensa che oggi è il giorno migliore per morire, prego, si faccia avanti. 4, le tre regole valgono per tutti.”

si “alzavano” le banche, non avevano le “appartenenze”, ma c’avevano le palle. che erano stronzi lo si capiva eccome, dal primo colpo di “12” in aria e da come affamavano il terrore. conoscevano un solo modo per organizzare il lavoro: alla svelta, all’istante. forse il modo migliore per capire l’inferno, e probabilmente il migliore per lasciarci la pelle. non c’è un modo buono per morire, ma ne esistono tanti cattivi per continuare a dire la vita al mondo.

da un anno, ormai, che gli stronzi battevano la scena. tosti, furbi, puliti e veloci. entravano, prelevavano, uscivano. erano al trentesimo colpo. piccole banche, tra latitudini solerti e caffè corretti, in provincia. sul loro cammino, sette morti. cinque guardie giurate e due civili, crepati, all’istante, forse nel migliore dei modi che immagina la "nera". sicuramente il peggiore per chi la pelle ce la lascia: senza avere il tempo di inquadrare per bene tutta la cosa. quando ce ne andiamo è ad un ricordo a cui siamo soliti attaccarci … se crepi, così, con un buco da “12” nel petto, è solo al tram dell’istante che t’attacchi … fine della storia. e crepi.

nati cattivi. in periferia. ai margini. senza una vera storia alle spalle. privi di quella qualsiasi cosa che ne valga la pena. crudi. all’osso. esistenze al cristallo. cominciarono a trent’anni. dieci anni prima lasciarono fare al caso. la madre di lei, puttana al rione, il padre di lui, eroinomane e stronzo al quartiere. come tutte le storie che da dove la vedi puzzano di merda e di promesse che valgono meno di zero, di sporco e di bastardo dentro. il caso li volle mescolarsi ai margini della solita scazzottata da infimo marciapiede. per una pista di coca. lui rimediò una fatta di lama all’inguine, lei un cazzotto in faccia e un altro in quel posto. fu amore a prima vista. nel sangue. tra sperma, coca e schifo. cominciarono con i supermercati, in città. si giurarono fedeltà eterna. nel sangue, al termine di una scopata tra le siepi della ss 63. passarono alle stazioni di servizio lungo la nazionale, poi. da quel giorno si accompagnarono ad un “franchi calibro 12” e ad una “uzi” 9 mm. l’inferno, se si ha quel culo da farsi trovare, finocchi, nel mezzo della linea di tiro. tra le sbarre ci lasciarono cinque anni, ma non servì a nulla, anzi. tornarono in strada dopo poco tempo e ricominciarono dalle banche. a sparare e a metterli, uno dietro l’altro, in sagoma.
lui, un cristo di un tiratore scelto. freddo e cinico, letale e veloce. lei, una di quelle che c’hanno il grasso e la benzina al posto del sangue. scarlet babie c’era nata con la passione dei motori. a 12 anni “rimediò” il suo primo “16 valvole”, sfondando il tachimetro di una “consworth”a più di 230 km all’ora.
randagi nel sangue e bastardi nel cuore.

“bene, calmatevi cazzo! inutile strillare. capisco che la circostanza è insolita, ma avrete sicuramente qualcosa da raccontare ai vostri stronzi bastardi … e adesso, forza tutti al lavoro!”

due casse. giorno di paga. trenta, forse quaranta, tra clienti e personale in servizio. all’ingresso, subito dopo la scorrevole, priva d’allarmi e vetri blindati, una sola guardia.

“ma prima di cominciare, tu … là … proprio là in fondo … ehy … si, dico a te. ti suggerisco una piena collaborazione con la “premiata ditta”. slaccia con la destra il cinturone. ecco, così. lentamente. da bravo. e ora con un calcio allontana il “ferro” verso la mia signora. bravo. adesso sdraiati in terra … e cazzo non mi guardare. va bene stronzo, vedrai che avrai tutto il tempo per essermi grato. e ora passiamo al prelevamento.”

in banca, l’inferno. in piazza, il caldo. fra i clienti, le cose che ci puoi crepare se sgarri di un pelo. fra i vecchi, nelle cose che è tutto inutile ed inesorabilmente vero.

il primo calcio giunse cattivo, vorace. in pieno. in bocca. il secondo giunse in pancia. al fegato. secco. potente. il terzo fra i testicoli. di punta. micidiale.

“signore e signori vi presento scarlet, la mia adorata signora. ama la poesia e certe cose … le nascono così, dal cuore. stronzo bastardo … non me lo fare ripetere una terza volta. non t’azzardare più. non mi guardare. mi fai schifo e porti rogna!”

al bar le solite battute. l’ornella e quell’altra stronzetta, la storia del prete in canonica e i pruriti della moglie del sindaco. le solite cose, quelle che se non te le passa dio, te le regala il "buon vecchio satana". quelle che gocciolano dalla nebbia. in provincia. lentamente, nel caldo e più mediocremente attutite, in inverno ... a gocce.

“scusate il “fuori onda”, ma da adesso si va al dunque. e allora, questa che ora vi mostro è una capiente busta. una di quelle che serve a riempirci scarti e merda. oggi servirà la causa. la voglio stracolma di soldi … in pezzi da cinquanta, da cento e da duecento. state comodi … passerò io stesso. due minuti soltanto e tutto sarà finito. bene. tu alla cassa. si, dico a te ... come ti chiami? daniela? ok, daniela. da quanto tempo ci lavori in questo buco di merda? dieci anni? uno schifo. ma ci potrai sguazzare dentro tutto il tempo che vuoi se mi seguirai alla lettera. farai la brava? ok. prendi la busta e comincia a riempirne il culo. prima dalla tua cassa. bravissima. ora prendi un bel respiro e passa alla cassa numero due. daniela … sei proprio super. fin qui saranno cinquantamila. un ultimo sforzo adesso. sappiamo dei trecentomila nella cassa a tempo. e non sparare cazzate. aprila … e non fare storie. babie: que pasa? todo bien? ok. respira … continua a respirare … brava daniela … un giro a destra, 3, uno a sinistra, 4, un altro a destra 7. wow! bingo! brava daniela, conseguita la laurea. e si cazzo, ti scoperei all’istante, ma babie mi pianterebbe tanto di quel piombo in culo, da cagarci sangue per sempre. ora scostati … vediamo … brava. tutto è questione di fede, ma qui è questione di culo. se porto fuori il mio, il vostro sarà libero di fare il proprio dovere dove meglio crederete. ok … daniela, hai ripulito per bene. signore e signori … qui abbiamo finito. solo pochi istanti e usciremo dalle vostre cazzo di vite. e non abbiate vergogna voi due. signori, abbiate compassione dei vostri giovani paesani … ascoltatemi stronzetti: anch’io al posto vostro mi sarei pisciato tra le mutande. e ora col permesso della mia signora un ultimo commento: voi tre … si belle signore dico a voi là in fondo … certo che a pruriti siete un schianto, ma andate sempre in giro così? grazie a tutti. è stato un vero piacere.”

nel caldo che l’inferno è a due passi. dal paradiso alla merda si fa presto a raccoglierne miracoli e scarti. nel caldo che la vita te la scegli col tuo secolo di storia, ma a sintonizzarti con la morte basta quel minimo tocco.
nel caldo che l’inferno è giorno dopo giorno, ma a raccontarlo al tuo di un culo ordinario è sempre e solo il solito cazzo di un caso.

“te l’avevo detto stronzo!! cazzo, non avresti dovuto azzardarti!!!”

un solo colpo. da quelle maledette brevissime distanze. senza nessuna pietà, in faccia.
un solo colpo, gli massacrò la vita e gli aprì l’anima.
all’istante.
l’occhio sinistro uscì dal caudale. freddandolo.

nel caldo, in quel peggiore dei modi, ma nel migliore che la vita, crepando, conosce.

nel caldo. in fondo all’illusione di un dosso.

era la solita nebbia, attutita da quelle vecchie cose preziose che tornano e non cambiano.

15 marzo, 2011

elegia all'amante, di vitobenicio zingales


guardalo: è il finire smeriglio del seme. dal culmine del petto alle estati boriose del ventre. in mezzo è solo arsura ciano d’inverno. vene, quelle che il ricordo rende alla colpa per un pallido giro di chiave. guardalo come ti spalanca, alla cerca di quel midollo, a gocce, bollente dio, da inchiodare ancora al potente frenulo del piacere. guarda come sventra il tuo vergine risveglio, al  torbido tocco dell’indice destro. senti come s’apre, indegno, l’orifizio dei rimpianti? e come palpita la cartilagine, ancora inchiodata, alla mia carne? avresti desiderato idioti denti sicuri, ma è ai miei incisivi a cui venne affidata la tua morbida peste. adesso, di quel regno, la tua vita ne reclama l'inganno. lo sperma, il fuoco, il fiele. amante: guarda come muori, sull’acerbo della punta. no, non è il ferro del bisturi a cercarti la colante spianata e non è certo l’incidere a riempirti dentro d’infamia … non hai ancora compreso la forza che preme sul  nodo rosato? voltati, ecco … finalmente comprendi … il pugnale ha trovato l'oltraggio e la pertinenza beata. e tu, amante, già possiedi l’eludere degli angeli. ferma, non voltarti, questa è la ragione del patto.

non tremare: io … ti divoro.


photo, francesco ferla, sublime oltraggio, 2011.

14 marzo, 2011

Canone Inverso - Diana Jean Krall - Alba Morfini

Diana Jean Krall
(Nanaimo, 16 novembre 1964) è una cantante e pianista jazz canadese.

Cantante e pianista, Diana Krall nasce e cresce a Nanaimo in British Columbia, Canada. Comincia a studiare controfagotto a quattro anni e, sempre giovanissima, ascolta i dischi di jazz presenti nella vastissima collezione del padre.
All'inizio degli anni Ottanta, grazie ad una borsa di studio, accede al prestigioso Berklee College of Music di Boston. Si trasferisce in seguito a Los Angeles dove vive per tre anni per spostarsi nuovamente, prima a Toronto poi a New York dove si stabilisce definitivamente nel 1990. Qui si esibisce per i locali con un trio e viene immediatamente notata per il suo talento pianistico e la sua voce da contralto. La casa discografica Justine Time Records le offre un contratto. Qualche tempo dopo, pubblicato il suo primo disco Stepping Out (1993), firma con una seconda casa discografica, la GPR con la quale pubblica Only Trust Your Heart (1994), sotto la diretta supervisione di Tommy LiPuma, ex produttore di Miles Davis.
Il salto discografico arriva nel 1995 con All for You, album con cui passa alla Impulse! Records, con la quale lavora fino al 1999, fino al passaggio alla Verve Records con cui tuttora collabora.
Con il già nominato All for You (1996) viene nominata per i Grammy Awards e resiste 70 settimane in classifica. Dal 2003 è sposata col cantante e musicista inglese Elvis Costello con il quale è madre di due gemelli.

(Wikipedia)






13 marzo, 2011

da mezzanotte a zero, artrailer, di vitobenicio zingales per zero91

di demoni e di angeli.

guardami. guarda dove ti conduce la più avvenente delle colpe, fra i tralicci della sagacia e il cobalto dell’imprudenza. guarda dove finisce l’eternità di dio, a piombo sulla radura del rassegnarsi, e comincia il tuo infinito, sulla lama compiaciuta del primo fra gli opinabili dei delitti. potrei scaraventarti nel sangue il vermiglio del rimorso e per ogni fiato, legarmi alla canapa dei ricordi. potrei addolcire il tuo tormento affondando nel danno del tuo taglio e dall’abisso della rinuncia svuotare l’inutile misura della colpa. ed esserti pretesto e taglio e danno. guardami, mentre madre ti genero sperma. guardami, mentre padre ti riproduco errore e figlio. e ora divorami … fammi sentire la grazia in fondo al peccato dei risorti e galleggia sul sudore indaco della mia giugulare. fammi tempo per ogni gemente respiro e perché la vita possa superarsi nell’ozio del pudore, mordi il crisantemo dei morti … risorgerai nella eco dell’aria per l’argento delle squame sulla cresta degli abissi. guardami nell’acqua del tuo cibo … chè io sia “denti” per il palato dell’anima tua.
e lascia allora che mi perdi nel porpora del danno. potranno mai gli dei far tanto? e v’è tumulto pari al sublime fango della fede? lasciami trovare in quel pozzo l’oscillare cremisi della vita. dalla carne dei chiodi alla coscienza del maglio: battimi il sangue per il primo raspo in gola e i diamanti del rischio, credimi, riluceranno per il teatro dei vinti.

io lo voglio, ma dovrò essere frantumi di polvere per l’anfratto della tua bocca … lasciami dio nel costato della colpa e imparerò la potenza dello sbaglio dal demone bianco della soglia. alla fine, qui, avrò solo ali per la bellezza dei rinati. e dall’organza dei fili il ricurvo dell’ago riprenderà il tono di quel cucire antico.






blackblood dance con linda mongelli e charles nasser

photography francesco ferla
testi vitobenicio zingales

08 marzo, 2011

THE NIGTHMARE BEFORE MONDAY

Grazie a Dio domenica 6 Marzo c’è stato bel tempo e la sottoscritta non si è fatta mancare un bel pomeriggio all’aria aperta, perché altrimenti le opzioni per occupare la giornata erano o i pallosissimi e terrificanti contenitori domenicali propinati dalle ammiraglie Rai e Mediaset o stirare la pigna di vestiti alta quanto un bambino di sei anni. Sappiate che avrei, senza dubbio alcuno, optato per ferro e asse da stiro…



Io non mi capacito come nel 2011, l’anno della svolta al digitale, dei contenuti innovativi e del “on demand”, ancora possano andare in onda programmi come Domenica Cinque. Per essere sincera devo spezzare una lancia a favore di Federica Panicucci, che rispetto a Barbara “simpatia da 4 soldi” D’Urso, è sicuramente più fresca (sia fisicamente, sia come repertorio linguistico e mimico-facciale). Inoltre l’ex Raperonzolo degli anni ’90, in confronto alla D’Urso, sa sostenere un botta e risposta con gli ospiti senza esibire gli atteggiamenti da Maria Goretti o da “simpatica canaglia” rigida e sfigata tanto amati dalla ex padrona di casa.

Tornando però al programma, mi duole constatare che purtroppo anche a questo giro il leit motiv di tutta l’intera trasmissione sono le chiacchiere da cortile, qualsiasi sia l’argomento affrontato. Si parla di un efferato omicidio? Beh, quale occasione più ghiotta per giocare ai piccoli Poirot e sparare boiate a raffica su movente e papabili colpevoli, senza dimenticare magari di dire che la vittima il giorno prima della morte aveva giocato su Facebook a Farm Ville e che quindi era un’amante della natura e da ciò si evince che ad ucciderla può essere stato un imprenditore chimico avvezzo all’inquinamento delle falde acquifere.

Se ciò non bastasse, ovviamente, durante le quasi 5 ore di diretta c’è anche il tempo per commentare il Grande Fratello: l’eterna autoreferenzialità che sinceramente ci ha smerigliato i gioielli di famiglia!!! Non voglio entrare troppo nel dettaglio, perché già mi prudono le mani, ma vorrei farvi notare che in questa parte di Domenica Cinque oltre ai vari ex concorrente del “padre di tutti i reality”, spicca un personaggio dotato di un musetto dallo sguardo sagace quanto una triglia ed una simpatia travolgente quanto una ginocchiata nei denti: Gabriele Parpiglia, giornalista di gossip.

E io che ho sempre pensato che i giornalisti fossero persone con una cultura vasta ed una notevole abilità di scrittura, a confutare questa mia teoria, però, ci ha pensato il sopracitato, che dietro quel fascino intellettuale da portinaia cela, ma neanche troppo bene, il suo unico ed inimitabile talento: seminare zizzania con pettegolezzi da servetta.

Speriamo che anche domenica prossima il meteo mi dia grandi soddisfazioni!





Di seguito posto un link che vi farà capire meglio chi sia Parpiglia
http://www.adgnews24.com/2010/12/04/lele-mora-ed-i-soliti-giornalisti-di-corte/

 



La Sciura Maria

07 marzo, 2011

Canone Inverso - Alba Morfini

Melody Gardot

"La Musica è il mio amore,gli uomini sono solo i miei amanti."

E’ nata a Philadelphia ventiquattro anni fa Melody Gardot, jazz singer acclamata dalla critica per il suo album “Worrisome Heart”, ora giunta alla terza prova discografica (il primo “Some Lessons” è un mini).
Pur dotata di un ottimo timbro vocale, sembrava destinata ad aggiungersi alla folta schiera delle meteore del pop-jazz, ma con il terzo album, “My One And Only Thrill”, celebra il suo ingresso tra le migliori nuove voci del jazz insieme a Norah Jones e Madeleine Peyroux.
Il suo interesse per la musica nasce dopo un grave incidente: investita da un’auto mentre viaggiava in bici, seguirà un programma di riabilitazione cognitiva, strumento essenziale per il recupero sarà proprio la musica.
Gardot segue gli insegnamenti del buddismo, un macrobiotico cuoco e umanitario che parla spesso sui
benefici della musicoterapia.

Melody Gardot resiste alle tentazioni del jazz da club per seguire le orme delle grandi interpreti, il romanticismo mellifluo lascia il posto ad atmosfere noir e tracce di blues, i confini musicali sono superati da contaminazioni europee e latine, un po’ Edith Piaf, ma anche Tania Maria, la voce è ora sensuale, ora più grintosa, introduce spunti rock e country destinati ad ampliare il potenziale pubblico.

(Wikipedia)



06 marzo, 2011

inconfessabile nero, di vitobenicio zingales.


inconfessabile nero.


serralo, al palato, fin l'oro di quel dio momento. spalanca, e ancora, perchè tu possa essere insieme disputa e peccato. più non potrebbe la vita e la morte avrebbe il peso di una farfalla.


è arteria che a lava schizza, ma sarai addestrata al mordere del fuoco.

fatti tendine nell'istante che allaccia furia e dio.

fatti proibita al marepiano che galleggia, fatti puttana alle mani che chiudono mani, fatti straniera all'ardore delle blatte. fatti pietra ai molli scheletri delle spose. squarta il tuo cuore, ma nel sangue che sputa a sangue.

respirami morbo, sulla lingua, per il danno che tutti vogliono.
entrami peste, sulla punta, per il taglio del torbido latte.

e ora legami  ... legami alle sponde del tuo delitto e fatti inferno per quel getto di vena: tu maledetta e io onice da bere. 


 





con fiorenzo lo presti e viviana spanò
luci francesco ferla.





03 marzo, 2011

Amore e altri rimedi


Può un inguaribile sciupafemmine essere in grado di amare al punto di stravolgere completamente la propria vita? Questa è la storia di Jamie (Jake Gyllenhaal), un ragazzo che sa come godersi la vita. Non ha un impiego fisso e passa le sue giornate concentrato sul suo passatempo preferito: le donne! Ma come è inevitabile che sia, Jamie incontra qualcuno che gli farà cambiare idea. Ed ecco che entra in scena Maggie (una strepitosa Anne Hathaway), una ragazza che, come Jamie, predilige i rapporti basati sul sesso. Tra i due, però, nasce qualcosa di più. I sentimenti si fanno spazio e creano un intreccio difficile da sciogliere, soprattutto perchè Maggie è affetta da morbo di Parkinson precoce. Per Jamie, amare questa donna significa passare il resto della sua vita a combattere una battaglia persa in partenza; per Maggie, farsi amare vuol dire ammettere di aver bisogno di aiuto e costringere il suo uomo a prendersi cura di lei. Un film intenso, forse un po' scontato nello svolgersi della vicenda, ma che sa comunque colpire per il tema trattato. L'amore vero vince davvero su tutto, anche quando tutto sembra fatto apposta per distruggerlo.


02 marzo, 2011

CANONE INVERSO di Alba Morfini

La musica è da tempo entrata a far parte della nostra vita quotidiana con tutta una serie di proprietà.
L'aspetto importante è l'emozione, di qualsiasi tipo, che un pezzo musicale o un video può generare in noi.
Una canzone, un motivo può cambiare un attimo, una situazione, una giornata,
e all’improvviso può portare felicità.

La musica, l’arte  e la poesia costituiscono un’educazione perfetta per l’anima,
e quando ti colpisce  provi piacere.

Sotto l’influenza della musica mi sembra di sentire ciò che non sento realmente,
di capire ciò che non capisco, di poter fare ciò che non posso fare.
Tolstoj Lev

A lunedì su D'Impatto,
Alba

01 marzo, 2011

Viva la vida - Pino Cacucci


L’unica certezza è che la vita 
non avrebbe senso se smettessi di sognare



Questa è una delle frasi che più mi ha colpito del monologo del “mito” messicano Frida Khalo, abilmente scritto da Pino Cacucci, edito da Feltrinelli.

Un linguaggio incantevole e coinvolgente quello utilizzato per raccontare Frida, un personaggio straordinario, quasi leggendario, a cui la vita ha tolto molto, forse troppo, in quel maledetto giorno in cui un autobus si scontra con un tram cambiandole profondamente e perennemente l’esistenza, rendendola una “resistenza indecente”.

La studentessa Frida, ormai cambiata per sempre, si dimostrerà una persona di grande forza, fino all’ultimo, specialmente nella relazione con l’artista da lei follemente amato Diego Rivera, definito come “il più stimato e venerato pittore muralista in un paese che amava l'arte almeno quanto le rivoluzioni". Già, le rivoluzioni… perché un altro tema che affronta Frida e che scaturisce da queste pagine è quello contemporaneo: la politica, il comunismo, la società, le ribellioni… l’intreccio tra sociale e personale in una storia così toccante ed emozionante non sono altro che i mezzi per arrivare al tema più grande di tutti: la vita. Quella vita che può essere vissuta e caratterizzata in tanti modi, bene, male, intensamente, con rabbia, con rassegnazione, con coraggio, ma l’unica cosa che conta davvero è lasciare un segno. E quello di Frida Khalo è di certo un segno indelebile!


“Quando si tratta di mettere in campo ideali puri e nobili, gli uomini riescono ad essere dei Re Mida alla rovescia: trasformano in merda il miele della vita.”

“A volte spero davvero che ci siano degli dei, qualche divinità capricciosa, a prendersi gioco di noi, perché se tutto questo fosse solo casualità, allora… sarebbe intollerabile!”


Ricky

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